Massimo è stato ed è tutt’ora un genio del male prestato al bene. Produce la quasi totalità delle musiche di Albanese, è un sassofonista con i controcazzi (anzi con i contralti), nonché trova il modo di produrre, da qualche estate a questa parte, un Festival a Salina (il Festival Salina per l’esattezza), unico per offerta culturale e contorno ambientale in Sicilia. Per questa edizione ha creduto nel mio assalto poetico (pazzo, davvero un pazzo !) e, oltre ad aver liberato decine di lanterne al cielo (come semi di fuoco al vento) in una sera quieta di vento, ad aver assaltato a manifesti tutta l’isola (l’assalto poetico più rilassato e salutare della mia vita), mi ha proposto di dipinger il vecchio faro dell’isola. Oltre all’importanza che la parola “faro” ha nella mia poetica (poche altre si ritrovan tanto spesso: credere, gorghi, burrasca, incanto, scintilla…), trovarsi un passo dall’onde e due dai monti, da alla poesia tutt’altro tiro. Realizzato in un pomeriggio ed una notte, racconta, attraverso le parole, la memoria passata dell’isola, i suoi abitanti (qualcuno ricorderà i racconti da Campofelice di Roccella, PA) e chi oggi (oltre una scarica di ricchi milanesi) vive e fa viver l’isola. Grazie ancor Massimo per le cene, per resister le catene, per ogni che ho imparato degna di nota e pure d’ottava; Salina è stato davvero un faro in questa notte lunga vent’anni e tutta l’Italia.
Ivan
http://www.poesiaviva.it/ivan/archives/diario/salina-e-un-faro/
cool!